Ci ha provato per tanto tempo il governo Berlusconi a cambiare l’art. 18, ma non è mai giunto ad una vera conclusione, per le divergenze incredibili che si creavano tra i partiti. Adesso però c’è Mario Monti, il Professore che dovrà insegnare ai nostri politici come si deve gestire un paese su tutti i suoi aspetti. Inutile continuare a puntare i piedi per la modifica dell’art. 18, perché se la riforma del lavoro non dovesse essere compiuta restiamo nuovamente bloccati su questo aspetto. L’art. 18 in Italia non è assolutamente più idoneo per la crescita del nostro paese. Questo viene confermato dai dati statistici usciti pochi giorni fa sulla disoccupazione giovanile e non. Certo, la crisi economica ha di certo influenzato in modo decisivo l’andamento dell’occupazione, ma l’art 18 ha bisogno di essere cambiato. Ma quali possono essere i cambiamenti che può avere la riforma del lavoro? Cassa integrazione rivista e limitata nel tempo e indennità risarcitorie dopo il licenziamento, lavoro flessibile più caro e sgravi contributivi per la trasformazione dei contratti precari in lavoro a tempo indeterminato. Sono questi i punti più importanti della bozza di Monti. Cambiamenti in vista anche per i contratti, infatti il Governo punta a sfoltire i tanti modelli contrattuali attualmente.