La risposta alla crisi europea del debito può essere l’oro
Che cos’hanno i paesi europei che potrebbe aiutarli a superare questo momento di crisi e ottenere denaro in prestito senza tassi da rapina e senza doversi piegare a politiche restrittive che strozzino le loro economie? L’oro è la risposta, almeno secondo Neil Behrmann che sul Guardian spiega questo scenario possibile, anche se per adesso solo teorico.
I paesi europei – e l’Europa vista nel complesso – conservano nei loro forzieri alcune tra le più ingenti riserve d’oro del pianeta e, anche se in parte le hanno investite e vendute nei momenti di difficoltà, possono ancora vantare buone risorse che potrebbero utilizzare senza, però, doverle cedere
Anche i paesi più indebitati, come Grecia Spagna e Portogallo, hanno una dote in oro su cui potrebbero fare leva per finanziarsi senza farsi strozzare dalla speculazione, anche dopo l’11 settembre 2001 quando molti paesi cedettero parte delle proprie riserve: la Grecia per esempio possiede oltre 3 milioni e mezzo di once di oro, la Spagna oltre 9 milioni e il Portogallo più di 12 milioni. Ancora più notevole il peso del metallo giallo se valutiamo l’Eurozona nella sua totalità: 347 milioni di once, che al prezzo attuale valgono oltre 600 miliardi di dollari.
Ma come potrebbe essere utilizzato tutto quest’oro? Una strada potrebbe essere emettere obbligazioni nazionali garantite dalle riserve auree: in questo modo la Cina e gli altri paesi che riluttano a gettare i propri capitali nel pozzo (potenzialmente) senza fondo del Fondo di salvataggio europeo (Efsf) sarebbero invogliati a investire e comunque garantiti.
In questo modo si può evitare di fare schizzare gli interessi sul debito pubblico, permettendo ai paesi in difficoltà persino di uscire dall’euro, rimettere i conti in ordine, recuperare coesione locale e rientrare con calma nella moneta unica una volta ristabiliti i binari del rigore e della crescita economica.
Un tentativo che l’Italia potrebbe mettere in pratica anche da sola, visto che possiede quasi 80 milioni di once di oro, al valore attuale corrispondenti a 140 miliardi di dollari. Un passaggio che potrebbe ridurre il costo dell’indebitamento anche della metà e che non sarebbe una prima assoluta.
A livello globale, infatti, è già capitato che un paese facesse leva sul proprio oro per ottenere prestiti: nel 1981 and 1982 il Sudafrica, che allora era il maggior produttore di oro, scambiò 5 milioni di once di oro in cambio di valute straniere; mentre negli anni Settanta Brasile, Uruguay e Portogallo scambiarono o cedettero il loro oro; nel 1973, la Francia emise ‘Giscard’ bonds, connessi con il prezzo dell’oro.
A questo punto l’Europa può avere anche una carta in più, ma qualsiasi operazione di rigore senza interventi votati alla crescita – e viceversa – è condannata a essere respinta.
VIA: Finanzablog.it