Quest’oggi il comandante iraniano ha avvertito agli Stati Uniti di non rinviare la loro portaerei nel Golfo Persico e quindi rilanciando la “sfida” agli Usa. Aggiungendo che esiste la possibilità di chiudere lo stretto di Hormuz, cioè una delle principali rotte per il transito del petrolio proveniente dall’Iraq e dal Kuwait verso il Mar Arabico e gli oceani dove vi transita circa un terzo del greggio mondiale. Il ministro iraniano del Petrolio, giorni fa ha ammesso che se continueranno sanzioni nei confronti dell’Iran, il prezzo del petrolio verrà a costare circa duecento dollari in più a barile. Il petrolio greggio quest’oggi è in rialzo di oltre 2,5 punti percentuali sfondando nettamente la quota dei 101. La compagnia petrolifera cinese Unipec ha pagato una cifra molto importante per il greggio russo con consegna a febbraio, per compensare la riduzione delle importazioni dall’Iran, inoltre la Cina ha tagliato le importazioni di greggio iraniano di oltre la metà solo a gennaio. La crisi dell’Iran è un problema da non sottovalutare nell’anno appena iniziato per tutta la comunità mondiale, infatti sembra che le sanzioni non siano bastate per limitare la turbolenza dei leader iraniani. Lo stretto di Hormuz è di fondamentale importanza per i paesi Occidentali e non solo; infatti con il blocco di Hormuz ci sarebbe un rimbalzo violentissimo del prezzo del petrolio che porterebbe ad un innalzamento dei prezzi di tutte le materie in modo violento. La moneta Iraniana nelle ultime settimane ha subito dei violenti crolli; per questo oggi 1 dollaro vale 11195 Rial quando appena un anno fa ne valeva 10350.